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PEDALANDO AI PIEDI DELLE ALPI
Questa
è una descrizione ad "uso turistico" delle strade che percorro molto
sovente quando ho una-due ore per allenarmi un po'. Ci troviamo a circa 50 chilometri da Torino, ai piedi
di una caratteristica collinetta circondata dalla pianura. Siamo a Cavour e
quella sopra di noi è la omonima Rocca, dichiarata Riserva Naturale dal 1995. In questa parte di Piemonte ci muoveremo attraverso
una fitta rete di strade di campagna, seguendo la "Ciclostrada del
Basso Pinerolese", pensando non solo a pedalare, ma scoprendo angoli di
insolita bellezza di cui non eravamo a conoscenza. Dal punto di vista ciclistico, il percorso non
presenta alcuna difficoltà: si tratta per lo più di strade secondarie,
asfaltate o comunque con un buon fondo battuto, e non ci troveremo a dover
affrontare salite. Non rischiamo però di annoiarci perché, attraversando
piccoli borghi, campi coltivati e frutteti, incontreremo castelli, antiche
ville, parchi con alberi secolari, abbazie ed altre bellezze artistiche. Queste
zone sono famose, ed a ragione, per l'ottima cucina, di cui avremo modo di
parlare in seguito, e per i prodotti agricoli, ma per il resto sono ancora
ignote al turismo di massa: una ragione in più per sceglierle come meta della
nostra gita. In tutto il nostro itinerario saremo accompagnati
dallo splendido panorama che ci offrono le Alpi, con Visu, il Monviso, che svetta al di sopra delle altre cime. Non c'è una stagione preferenziale, ma al contrario,
in ogni mese potremo apprezzare meglio particolari diversi che ci presenta la
natura. Consigliamo però il periodo fine Inverno - Primavera, quando le
montagne coperte di neve contrastano con il verde tenero dei campi e gli alberi
da frutta chiazzano di bianco e di rosa la pianura, oppure i mesi di Settembre -
Ottobre, con i meli ed i vigneti pronti per il raccolto, ed i parchi intorno
alle ville fiammeggianti di giallo e di rosso. Sulle strade che percorreremo il traffico maggiore
(oltre che dagli altri ciclisti!) è rappresentato dai mezzi agricoli: qui si
vive di agricoltura e di allevamento; la gente è schiva, ma quando si entra in
confidenza, troveremo sempre qualcuno pronto a raccontarci le storie e le
vicende di queste terre, magari in dialetto, con la cadenza lenta,
caratteristica della bassa Val Pellice. L'ITINERARIONon c'è un vero e proprio itinerario fisso: il
percorso può essere suddiviso a piacimento in anelli con centro a Cavour,
oppure si può optare per il giro più esterno (circa 70 Km), tralasciando però
alcuni punti interessanti. In due casi ci troveremo ad attraversare i torrenti
Chisone e Pellice in corrispondenza dei cosiddetti "guadi stagionali"
a Garzigliana e Zucchea: questi sono dei ponti in terra battuta, inagibili
subito dopo le piogge, ma che vengono prontamente ripristinati nei giorni
successivi. L'unica salita impegnativa (facoltativa anche per chi
volesse compiere l'intero percorso) è quella che porta alla Rocca di Cavour:
sono 1.7 Km con una pendenza media del 9.4 % (160 m di dislivello). Vi si accede
uscendo da Cavour sul lato Ovest del paese, abbandonando la ciclostrada che
prosegue diritto; si inizia con una rampa di notevole pendenza, a cui farà
seguito un tratto leggermente più dolce a metà percorso, dopo di che la strada
riprenderà a salire. Dalla vetta potremo godere di uno splendido panorama sulla
pianura (con Torino e la collina di Superga in lontananza) e, se la giornata è
particolarmente tersa, la vista sulle Alpi spazia dalle Marittime fino al Gran
Paradiso ed al Monte Rosa. Generalmente tutta la ciclostrada è ben segnalata,
sia nei bivi che lungo il percorso, ma talvolta, soprattutto nei centri abitati,
può esserci qualche problema, risolvibile con la cartina o seguendo le
indicazioni delle strade principali. ITINERARI CONSIGLIATI
CAVOUR E' il centro da cui prende il via il nostro
itinerario, buon punto di riferimento grazie alla sua Rocca. In realtà non si
tratta di un rilievo a se stante, ma dell'affioramento di una " cima
", appartenente al massiccio Dora - Maira, dai depositi sedimentari che nel
Quaternario hanno colmato la Pianura Padana. La sua particolare conformazione e
la posizione riparata hanno attirato nei secoli l'uomo, come testimoniano le
incisioni rupestri ed i ruderi medioevali. Alla base troviamo l'Abbazia di Santa
Maria, uno dei monumenti alto-romanici più importanti del Piemonte, fondata nel
1037 su di una struttura preesistente. Da VEDERE negli altri COMUNI del
PERCORSO
Al centro del paese, circondato da un vasto parco, il
castello dei Marchesi San Martino di San Germano ed il Palazzo dei Conti
Battaglia, ampliato nel 1800. BIBIANA Se volessimo deviare dal nostro tracciato, potremmo
salire sulla collina di Bibiana per ammirare l'edificio detto "Il
Belvedere". Sul percorso è facile incontrare le case dai caratteristici
tetti in lose. BRICHERASIO La Chiesa di S. Maria nella piazza omonima (sec. XVII)
e gli antichi palazzi posti ai margini del centro storico. OSASCO Per visitare Osasco la ciclostrada compie una
deviazione dall'anello principale; qui ammireremo il castello medioevale del
1200 con torri ottagonali angolari. GARZIGLIANA In località Monte Bruno i ruderi dell'antico
castello e la chiesa, edificata su di un tempio pagano intorno all'anno 1000,
poi ricostruita ai primi del Novecento. MACELLO Svetta sul piccolo Comune l'alto torrione del
castello, circondato da un parco di 12000 metri quadri, ricco di piante
secolari. BURIASCO Il castello si trova in periferia del centro abitato,
oltre il Torrente Lemina. Oggi trasformato in ristorante, conserva ancora parte
della struttura Trecentesca, anche se è stato più volte rimaneggiato. CERCENASCO Famosa soprattutto per ragioni culinarie, infatti
nelle sue bealere si catturano le lamprede, che troveremo cucinate in modo
prelibato nei ristoranti della zona. VIGONE L'abitato conserva un impianto medioevale, con
pregevoli edifici trecenteschi e settecenteschi nel centro (Palazzo
dell'Ospedale, Palazzo Civico, gli edifici degli Acaja). RIVA DI PINEROLO Non direttamente compresa nell'itinerario, si trova
però sul collegamento tra la ciclostrada Pinerolo - Stupinigi e quella del
Basso Pinerolese. Dopo un tratto di sterrato (direzione Buriasco - Riva)
troviamo la Motta Santus, una delle tre Motte trecentesche (soprelevazioni con
fortilizio) dislocate nei dintorni di Pinerolo. Questa conserva ancora intatto
un torrione a bifora ed il ponte levatoio. Tour della Comunità Montana
Km 60
Ottimo Ciclista Pedalabile in salita
100% Pedalabile in discesa
99% Pinerolo – San Pietro Val
Lemina – Pra Martino – Colle Mortero – Colle Lubè – Poliotera – Crò
– Colle Ceresera – Pra l’Abbà – Bastianoni – Grange – Magnina –
Pradera – Cumiana – Pieve – Torre San Giacomo – Frossasco – Roletto
– Costagrande – Losani – San Maurizio – San Pietro al Ponte – Pinerolo Questo percorso ci permette di
attraversare praticamente tutto il territorio della Comunità Montana Pinerolese
Pedemontana, prima nella sua parte alta e successivamente toccando i comuni che
ne fanno parte. E’ possibile suddividerlo in più tappe, sfruttando la fitta
rete di strade secondarie che si incrociano di volta in volta. Dalla Stazione FS di Pinerolo
ci dirigiamo verso il centro della città; seguiamo per un breve tratto la via
Nazionale Stradale di Fenestrelle in direzione Val Chisone – Sestrieres e
pieghiamo sulla destra seguendo le indicazioni per San Pietro Val Lemina. Un
lungo rettilineo ci permette di raggiungere questa località posta alla base di
una valle piacevolmente fresca e coperta da fitti boschi di castagno e faggio. I cartelli stradali ci
indicano il Colle di Pra Martino, 5 km di dura salita, fortunatamente ombrosa
nella parte più impegnativa. Sono 465 m di dislivello, una pendenza media del
9,3%. Conviene rifornirsi di acqua alla fontana che troviamo alla nostra
sinistra nella piazza, subito dopo la rotonda. Attraversiamo prima una zona
residenziale, poi, passata la chiesa di San Grato, la strada sale bruscamente
nel bosco, tra pini silvestri e castagni. Ignoriamo tutte le deviazioni e
proseguiamo su asfalto fino al Colle, dove un ampio piazzale (piuttosto brutto)
ci permette di spaziare con lo sguardo su tutta la pianura. Al termine della salita, sulla
sinistra si diparte una carrareccia a fondo naturale che permette di cambiare
versante e raggiungere Porte, a monte di Pinerolo, con una brusca (ma
piacevolissima) picchiata nel bosco. Abbandoniamo l’asfalto per
imboccare la sterrata alla nostra destra; tratti in ascesa si alternano a brevi
discese, il fondo è battuto e talvolta tra gli alberi si aprono piccole radure
erbose, luogo ideale per una sosta. Di volta in volta tralasciamo le deviazioni
che scendono sulla sinistra. Giunti a Colle Lubè, per evitare la risalita ci
teniamo a destra, abbandonando così la strada principale. Questo sentiero
attraversa a mezzacosta il versante del Monte Balmella e tocca una borgata
abbandonata, per poi affacciarsi sui pascoli e sulle frazioni del Talucco Alto. Rientrati sulla strada,
scendiamo al Crò; qui incontriamo nuovamente l’asfalto, che proviene dal
Talucco. Volendo possiamo rientrare a San Pietro percorrendo in discesa quella
che, in assoluto, è la più dura delle salite del circondario: i 3 km finali
hanno una pendenza superiore al 14%! Noi saliamo al piazzale di
parcheggio, dove ci dissetiamo alla fontana e ci riposiamo prima di ripartire.
La strada è ancora lunga ed impegnativa… Il punto è particolarmente
panoramico: godiamo di una vista a trecentosessanta gradi sulle montagne e sulla
pianura. In direzione Nord - Est si innalzano le pareti rocciose della Rocca
Sbarua, storica palestra di roccia per gli arrampicatori torinesi… e non solo!
Agli inizi del secolo anche il re del Belgio venne qui ad arrampicare! Scegliamo la strada sterrata
che scende subito dietro il ristorante, per poi riprendere a salire sul versante
che guarda verso Grandubbione. Oltrepassata la fontana Eglantina (quota 1235m)
continuiamo l’ascesa, sempre evitando le deviazioni sulla sinistra.
Raggiungiamo il Colle Ceresera, e di qui scendiamo a Prà l’Abbà. In questo
pianoro, meta tradizionale di picnic, si nota un fitto rimboschimento di abete
rosso, all’interno del quale vi è una piccola sorgente. Volendo, possiamo risalire
leggermente al Colle Colletto, da cui si torna rapidamente al Crò. In questo
modo chiudiamo l’itinerario, magari scendendo al Talucco, e di qui a San
Pietro, sempre su asfalto. Siamo però già soddisfatti del nostro giro! Altrimenti, scendendo a
sinistra, ci affacciamo verso la valle del torrente Romarolo. La strada
forestale scende a curve nella faggeta; al primo bivio, ci teniamo sulla destra
e proseguiamo per un tratto in piano. La pendenza aumenta, il fondo in alcuni
punti è piuttosto sconnesso. Attraversiamo un paio di ruscelli e continuiamo a
perdere quota procedendo con prudenza fino ad una sella erbosa, da cui accediamo
rapidamente alla strada asfaltata che collega le borgate alte del comune di
Cumiana. Imboccandola sulla destra possiamo raggiungere rapidamente la frazione
Ravera, e di qui continuare verso il basso. I bikers più esperti potranno
invece attraversare la borgata Bastianoni in direzione Ronco (La Ronc).
Prima di raggiungere questa località, in corrispondenza di una curva si imbocca
sulla destra una stretta pista oggi usata per la raccolta della legna. Dopo un
primo traverso piuttosto impegnativo a causa del cattivo stato del fondo, le
condizioni migliorano ed attraversiamo con un sentiero in piano un’isola di
brughiera. Nei pressi di una vecchia casa abbandonata ritroviamo la strada, che
scende alle Grange, poi alla Magnina, un vecchio ricovero dei carbonai. In pochi
minuti siamo all’area attrezzata della Pradera (fontana!), dove
ritroviamo l’asfalto; alla
nostra sinistra è situata la sede del Parco Montano Tre Denti – Freidour. Raggiunta la frazione Picchi,
proseguiamo verso Cumiana, ricollegandoci con la strada che scende dalla Ravera.
Dopo la borgata Maritani, arriviamo nel centro del paese, contraddistinto dalla
maestosa Ala del Mercato. Uscendo dal centro,
proseguiamo diritto in strada Madonnina; prima del ponte sul torrente Rumiano
pieghiamo a sinistra, attraversando Ruata Lombarda. Questo nome richiama il
passaggio delle popolazioni longobarde in questi luoghi. Svoltiamo ancora a sinistra in
via alla Costa, passando a fianco della cappella del Santo Sudario, prima di
dirigerci a destra verso la borgata Ruata Asciutta. Con un paio di saliscendi
perveniamo a Pieve, la cui chiesa sorge su di un cocuzzolo ben visibile.
Sempre su asfalto proseguiamo
verso Pinerolo, tra i campi di mais e girasoli, oltrepassando i Tetti San
Martino e mantenendoci sempre sulla strada principale. Scendiamo verso la Provinciale che porta a Pinerolo in corrispondenza del bivio per Tavernette, ma prima di raggiungerla svoltiamo a destra in un viottolo sterrato, che al primo bivio tornerà ad essere asfaltato. Ci immettiamo per un brevissimo tratto sulla Provinciale, transitando di fronte alla chiesa di San Giacomo. La abbandoniamo subito dopo, imboccando una stretta strada dietro al locale posto in corrispondenza dell’ampia curva. Mantenendoci sulla destra, iniziamo a salire su sterrato, fiancheggiando il campo di motocross di Baldissero. Usciamo dal bosco in prossimità
di un vigneto, dove troviamo nuovamente l’asfalto. Scendiamo verso Frossasco,
sfiorando il comune di Cantalupa; una brusca rampa ci porta ad uno degli
ingressi del borgo, di origine romana, come dimostra chiaramente la struttura
delle mura e la geometria delle strade. Attraversiamo completamente il paese,
fuoriuscendo dalla porta sud dopo essere passati sotto l’Ala e davanti al
palazzo comunale. Pieghiamo a destra, per immetterci sulla strada che porta a
Roletto, nella cui piazza principale svoltiamo nuovamente, per salire in
direzione di Costagrande. La strada torna ad avere una
buona pendenza, ma è la nostra ultima fatica. Tenendoci a sinistra ad entrambi
i bivi che incontriamo, raggiungiamo la sommità della collina, percorsa da una
tranquilla strada asfaltata, che imbocchiamo procedendo in piano verso Pinerolo.
Alla nostra sinistra possiamo vedere la pianura, con il monte San Giorgio,
Torino e la Collina di Superga in lontananza. Prima che la strada inizi a
scendere bruscamente, pieghiamo a sinistra nel bosco su di uno sterrato
inizialmente pianeggiante, poi seguito da alcuni brevi strappi ed infine una
discesa, quindi ritroviamo l’asfalto. Giriamo a destra ed attraversiamo una
zona residenziale, con splendide ville antiche (regione Losani). Ritroviamo la
strada precedentemente abbandonata, che scende bruscamente fiancheggiando la
chiesa di San Maurizio, vero e proprio punto panoramico su Pinerolo e sulla
cerchia di montagne che la circondano. Dopo aver apprezzato il panorama,
ritorniamo sui nostri “passi” per imboccare via San Pietro al Ponte, una
stretta stradina che ci riporta al rettilineo percorso in partenza di questo
itinerario. A questo punto non ci resta che attraversare nuovamente Pinerolo per
ritornare alla Stazione. Sulle alture di
Pinerolo
Km circa 25, a seconda
dell’itinerario scelto
Buon Ciclista Esperto Pedalabile in salita
100% Pedalabile in discesa
98% Pinerolo – Losani –
Costagrande – Talucco – Colle Infernetto - Costagrande – San Pietro Val
Lemina – Pinerolo Questo itinerario presenta un
chilometraggio abbastanza ridotto, ma è comunque necessario un buon allenamento
ed un’ottima padronanza del mezzo in discesa. Usciamo da Pinerolo per
dirigerci verso San Pietro, guidati dall’aroma di panettoni, pandori e colombe
proveniente dallo stabilimento Galup. Svoltiamo a destra in prossimità di un
piloncino (via San Pietro al Ponte) e risaliamo lasciandoci la chiesa di San
Maurizio alle spalle. Imboccata strada Losani, procediamo lungo la balconata
panoramica fino ad un bivio a sinistra, quando dovremmo iniziare a scendere.
Sullo sterrato, ci manteniamo a destra inoltrandoci nel bosco ed evitiamo le
deviazioni che ci farebbero perdere quota. Ritrovato l’asfalto, la
strada procede in falsopiano per raggiungere Costagrande; noi proseguiamo fino
ad una brusca rampa sulla destra, che sale nella parte alta del
paese. Avanziamo di nuovo in
piano per un tratto, poi ricomincia la salita ed il fondo diventa sterrato.
Seguiranno circa 3 km di continui saliscendi, ed ignoriamo di volta in
volta le strade che portano verso la cresta, mantenendoci sulla traccia più
battuta. Questa si congiungerà con la strada asfaltata proveniente da San
Pietro. La seguiamo fino ad arrivare al Talucco, località rinomata per un
prodotto caseario tipico, i tomini. Non entriamo nell’abitato,
ma svoltiamo a destra in corrispondenza di un pilone votivo. Dopo la prima rampa
nel bosco, scendiamo ad un gruppo di case, che attraversiamo procedendo quindi
su fondo naturale. Poco dopo, alla nostra sinistra, incontriamo una fresca
fontana, dove possiamo riempire le nostre borracce prima di iniziare l’ultimo
tratto di salita. Questi boschi sono ricchi di ottimi funghi, così in autunno
fitte schiere di cercatori con cestino e bastone ne sono i principali
frequentatori… insieme a noi bikers. Tralasciamo le tracce che
salgono o scendono rispetto alla pista ben battuta che stiamo seguendo, ed in
breve raggiungeremo un bivio nei pressi di una spianata. Davanti a noi la strada
procede in piano, ma noi saliamo a sinistra, arrivando ad una radura erbosa
denominata Colle dell’Infernetto. Possiamo scegliere se proseguire verso
destra, seguendo un sentiero inizialmente pianeggiante; al primo bivio saliamo
leggermente sulla destra, per poi iniziare a scendere. Questo (molto scavato
nella prima parte di discesa nei periodi successivi alle piogge) si trasformerà
poi in strada sterrata e ci riporterà in breve al tratto percorso dopo aver
lasciato Costagrande. Altrimenti imbocchiamo una
traccia semi nascosta tra due betulle, proprio di fronte a noi. Tale sentiero,
il cui fondo tende a peggiorare ulteriormente dopo le piogge, compie un lungo
giro nei boschi, tra castagni e brugo, alternando facili tratti pedalabili a
discese più tecniche. Una pista utilizzata per il taglio della legna ci conduce
infine in prossimità di un’abitazione, dove ritroviamo l’asfalto. Senza scendere verso il basso,
con un percorso panoramico nella parte alta di Frossasco e Roletto torniamo alla
chiesa di Costagrande e di qui al nostro punto di partenza, seguendo la strada
dell’andata. E’
stata realizzata una serie di itinerari sul territorio della Comunità Montana
Pinerolese Pedemontano, segnalata con frecce in legno e cartellini riportanti il
colore attribuito a ciascun percorso. La mappa che illustra l’intero tracciato
è disponibile in tutti i Comuni della Comunità. Un
colpo d’occhio su due valli
Km 22-25 Ottimo ciclista Pedalabile in salita 100% Pedalabile
in discesa 100% San
Secondo – Prarostino San Bartolomeo – Piani – Colletta – Cardoni –
Godini – Pralarossa – Rosbello – Turina – Ponte Palestro – Camussi –
San Secondo La
nostra fatica inizia a San Secondo, dove possiamo scegliere la via che ci porterà
a Prarostino – San Bartolomeo: se ci sentiamo particolarmente in forma per
affrontare una salita da veri grimpeur, cercheremo l’imbocco di Via Massera,
altrimenti attraversiamo l’abitato seguendo la strada principale, peraltro
anch’essa abbastanza impegnativa (circa 5 km all’8% di pendenza media,
contro i 4 km al 10% della prima via!). Per
trovarne l’imbocco, bisogna seguire le indicazioni per Prarostino, poi
svoltare a sinistra appena usciti dal centro del paese. E’ una delle salite
famose tra gli appassionati delle due ruote del circondario. Dire che si è
“scalata” la Massera, farà sì che il nostro interlocutore ci guardi con
altri occhi… Questa strada sbocca appena sopra San Bartolomeo, sulla via lungo
la quale dobbiamo proseguire. Se fermiamo a prendere fiato, possiamo
approfittarne per dare uno sguardo a Pinerolo ed alla pianura che comincia ai
nostri piedi. Costeggiamo poi alcune case ed arriviamo ad un bivio prima
dell’inizio del bosco. Per
evitare di sbagliare strada, possiamo seguire le frecce sulla destra, che
segnalano la trattoria situata ai Piani di Prarostino, altrimenti, proseguendo
inizialmente in piano, raggiungiamo la stessa località, evitando parte della
salita. Incontreremo numerosi bivi con strade asfaltate, ma ci terremo sempre
sulla destra, senza scendere. Quale che sia la nostra scelta, percorreremo il
tratto successivo in bei boschi di faggi e castagni, piacevolmente freschi e
dalle meravigliose tonalità arancio – giallo oro d’autunno. Sempre
seguendo i cartelli gialli, raggiungiamo il ristorante: qui delle frecce in
legno ci indicano il percorso da seguire per il Colle
della Vaccera, ed inizialmente le seguiamo. Lasciamo la strada asfaltata per
affrontare un’impegnativa salita di un paio di chilometri su di una pista
forestale dal buon fondo compatto, che ci permette di arrivare alla località
Colletta, con non poca fatica. Alla nostra sinistra la strada procede in leggera
discesa, in direzione di Angrogna (Val Pellice): noi invece continuiamo diritto
(indicazione per Godini), finalmente senza la necessità di utilizzare rapporti
molto corti. La via prosegue in piano o leggera discesa, e di tanto in tanto è
attraversata da dei ruscelletti che scendono dai fianchi piuttosto scoscesi
della montagna. Intorno a noi il bosco continua ad essere composto
principalmente da faggi e castagni, alcuni anche di dimensioni rilevanti, ma
noteremo anche dei larici. Giunti
nei pressi di alcune vecchie case diroccate, in inverno saremo colpiti dal
particolare aspetto del luogo: le pietre dei muri si mimetizzano con i grossi
alberi e le rocce che si innalzano subito dietro, ma il contrasto è soprattutto
dato dall’edera che avvolge alcune piante fino in cima. Con la presenza delle
foglie questi particolari sono molto meno evidenti ed il luogo appare meno
lugubre… ma il fatto che non è inusuale vedere una poiana che si alza in volo
da un ramo, non fa che aumentare l’atmosfera magica di questo tratto. Qualche
saliscendi ci porta ad un bivio in corrispondenza di un boschetto di abeti; noi
evitiamo di scendere sulla destra, saliamo bruscamente (per l’ultima volta!)
per superare un costone, ed arriviamo in vista della frazione dei Godini. I
piccoli raggruppamenti di case che incontreremo da adesso in poi conservano
ancora numerose abitazioni in pietra, con i tetti in lose. Poco più avanti
rimarremo
colpiti
da una minuscola scuola elementare, ormai in disuso da molti anni, e da una bella
casa in pietra, i cui muri conservano ancora parte dell’intonaco, un tempo
rosso intenso, oggi scolorito, ma comunque affascinante. Attraversati
i Godini, la strada inizia a scendere bruscamente, prima su asfalto, poi ancora
strerrata per alcune centinaia di metri. Da Pralarossa, frazione tra i prati,
con vista sulle montagne della Val Chisone, ci tuffiamo in picchiata verso il
fondovalle, facendo attenzione alle curve strette che ci fanno perdere quota
molto rapidamente. Ai vari bivi che incontreremo, evitiamo di risalire; giunti
quasi alla fine della discesa, a Turina, imbocchiamo la strada sulla destra, ed
in breve saremo a Ponte Palestro. Per
non dover terminare il nostro itinerario nel traffico della SS23, seguitiamo
senza attraversare il torrente Chisone, che scorre alla nostra sinistra. Ancora
qualche chilometro di pianura, poi arriviamo ad un bivio, alla base di San
Secondo: qui svoltiamo a destra e, per l’ultima volta in salita, torniamo al
punto da cui eravamo partiti. Vietato
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